Biografie - Monografie
Ogni
grande Maestro, a mio modesto avviso, in ogni epoca, da sempre, deve
essere studiato esaminando parallelamente anche il suo periodo storico,
il mondo in cui viveva, la sua testa, i suoi pensieri, le sue abitudini,
il suo spicciolo quotidiano, cercando di addentrarsi fin nella più
piccola banalità, laddove sia possibile.
Erano uomini, esseri umani, e
non erano, e tutt'ora non sono, così diversi e distanti nelle loro
peripezie quotidiane da noialtri mortali.
Sono un'altra cosa sul piano
del genio, della creatività, dell'inventiva, della poesia e della
padronanza di raccontarla con mezzi diversi da quello della parola.
Ma
anche loro avevano le loro gioie, i loro dolori, i loro trionfi e le
loro miserie. Rembrandt, che per me è una vera ossessione, è stato un
Immortale dell'Umanità, ma era anche piccolo, ignorante, incapace di
resistere alle tentazioni ( non solo dell'Arte), forte incassatore dei drammi che
gli hanno sconvolto l'esistenza fino all'ultimo giorno, indistruttibile
e inguaribile scialacquatore.
Era figlio di un mugnaio, pensava in oro e
mangiava farina. E proprio nei momenti in cui ha veramente toccato il
fondo, ha dipinto e raccontato la sua grandezza, e ha realizzato i suoi
maggiori capolavori.
Caravaggio era un assassino, e l'asprezza del suo
carattere, la sua visione della vita, il suo temperamento, che tanti
guai gli hanno causato fino a portarlo ad una morte violente e
misteriosa, sono anche le ragioni della sua pittura che ha cambiato la
Storia dell'Arte stessa.
Per non parlare di Leonardo da Vinci,
Michelangelo, Raffaello, Tiziano. O delle miserie e della fame e degli
stenti patiti da gente più recente, come Van Gogh, Modigliani, Ligabue,
De Chirico, Guttuso,e alla via così.
Insomma, non si può parlare di come
dipingevano senza capire come vivevano e cosa mangiavano. |